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CASTELLO MEDIEVALE IN VENDITA TRA CHIANTI E VALDAMBRA, TOSCANA


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Toscana - Arezzo - Bucine

Chianti

1.750.000 Euro

  • Interni: 1.038 mq
  • Esterni: giardino
  • N° camere: fino a 12
  • N° bagni: fino a 15

DETTAGLI TECNICI

  • TIPOLOGIA: castello
  • CONDIZIONE: da ristrutturare
  • POSIZIONE: collinare, panoramica
  • ACCESSO: ottimo
  • SUPERFICIE ESTERNI: giardino
  • GIARDINO: 25.000 mq
  • PISCINA: no
  • SUPERFICIE INTERNI: 1.038 metri quadrati
  • N° CAMERE: fino a 12
  • N° BAGNI: fino a 15
  • ANNESSI: villino
  • ACQUA: da collegare
  • ADSL: possibile
  • RISCALDAMENTO: da collegare
  • GAS: da collegare

CARATTERISTICHE: muri in pietra, torre, merlature, beccatelli, volte a crociera, volte a botte, pavimenti in cotto, decorazioni murarie, terrazza panoramica, caminetti in pietra decorata, bifore, travi in legno, pianelle in cotto


CASTELLO MEDIEVALE IN VENDITA TRA CHIANTI E VALDAMBRA, TOSCANA


In posizione panoramica ai confini di uno splendido borghetto medievale nella campagna toscana, castello medievale da ristrutturare.

Facilmente raggiungibile tramite la viabilità comunale e in posizione dominante sul declivio di una collina, il castello offre una vista impareggiabile sulla campagna circostante e permette di visitare in brevissimo tempo i centri più noti e apprezzati della Toscana: Bucine (18km; 25’), Arezzo (43km; 50’), la città medievale di Siena (33km; 40’), Montepulciano con il suo vino nobile (53km; 50’), la papale Pienza (59km; 55’), Cortona (62km; 50’), Montalcino (64km; 1h 5’), la rinascimentale Firenze (75km; 1h 15’), la turrita San Gimignano (79km; 1h 15’), l’etrusca Volterra (84km; 1h 25’) e lo splendido mare di Follonica (140km; 1h 40’).

Gli aeroporti più comodi per raggiungere la proprietà sono Firenze Peretola (92km; 1h 15’), Perugia Sant’Egidio (106km; 1h 15’), Pisa Galilei (153km; 1h 55’), Bologna Marconi (174km; 2h 20’), Roma Ciampino (234km; 2h 35’) e Roma Fiumicino (249km; 2h 30’).


STORIA DEL PAESE E DELLA REGIONE


Regione già ampiamente sfruttata in epoca romana e attraversata da una fitta rete stradale, la Valdambra si era riempita di piccoli villagi e fattorie ai piedi delle colline. Con la fine dell’Impero Romano d’Occidente, visto il clima di paura e insicurezza, gli abitanti dell’area si spostarono progressivamente sulla sommità delle colline per meglio difendersi. Lo spopolamento definitivo delle aree basse avvenne in epoca longobarda e nacquero così i centri fortificati ancora oggi visibili. Fu proprio questo incastellamento a tenere viva la Valdambra, permettendo ai suoi cittadini di avere luoghi di rifugio.

La posizione strategica della valle attrasse nel medioevo le mire delle potenze toscane, tra cui spiccano Firenze, Siena, Arezzo e perfino i Conti Guidi alleati dell’imperatore tedesco Arrigo III. Il passaggio degli eserciti distrusse a più riprese il paese nel XIII secolo. L’assedio del 1307 a opera di fiorentini e senesi (schierati contro i ghibellini aretini) fu particolarmente disastroso e l’intera campagna militare portò alla devastazione della Valdambra.

Il viscontato della Valdambra passò nelle mani dei Tarlati d’Arezzo nel 1323, ma già nel 1335 gli abitanti di alcuni paesi, sentendosi poco protetti, decisero di sottomettersi alla vicina Firenze, spaccando di fatto in due la Valdambra. La riunificazione delle due “province” avrà luogo solo alla fine del Trecento con la definitiva affermazione nell’area di Firenze che portò un ventennio di pace. Gli scontri ripresero a più battute nel 1425, con vicende alterne per Firenze e la distruzione di numerosi centri della Valdambra. Il 1480 segnò la fine di quest’ondata di guerre, ma la Valdambra aveva subito danni ingenti cui andò ad aggiungersi un’epidemia di peste che decimò la popolazione della regione.

Il passaggio dei Lanzichenecchi (verso e di ritorno da Roma) portò ulteriore devastazione nella regione tra il 1526 e il 1530, fino al reinsediamento dei Medici a Firenze.

Ultimo atto nelle guerre in Valdambra fu il conflitto tra Firenze e Siena degli anni 1554 – 1557 che vide la definitiva sconfitta di Siena e l’inglobamento del suo territorio nel Granducato di Toscana di Cosimo I. La Valdambra passò definitivamente a Firenze e cessarono finalmente i frequenti e devastanti conflitti che avevano martoriato la regione per tutto il medioevo.

Proprio a metà del Cinquecento, uno dei capitani di ventura più apprezzati nell’esercito fiorentino decise di costruirsi questa residenza privata appena fuori dalle mura del piccolo borgo. Il primo documento a testimoniare l’esistenza del castello è quello dei Capitani di Parte Guelfa, redatto nel 1584. L’edificio nel trattato non è tuttavia rappresentato in scala e risulta pertanto difficile a oggi determinare le sue effettive dimensioni originali.


STATO E FINITURE ATTUALI


Il nucleo originale del castello (613 mq) risale sicuramente al XVI secolo, ma l’edificio visibile oggi è il frutto di numerosi ampliamenti e rimaneggiamenti che hanno avuto luogo nel corso di quasi quattrocento anni.

 

Il piano terra è costituito da piccoli ambienti di servizio (modificati a loro tempo per soddisfare le esigenze di una fattoria dal 1922). Al centro del piano si trovano le opere di collegamento al piano nobile: una scala rettilinea (con volte a botte e crociera) e un pozzo scale secondario. Dall’ingresso si può andare sia verso destra che verso sinistra, in due sezioni non comunicanti tra loro e con ambienti organizzati senza un particolare criterio. Fra questi spiccano l’unica cucina (con focolare e acquaio) e un piccolo bagno.

 

Il piano nobile ha un impianto più studiato, organizzato attorno a un corridoio centrale. Il settore nord-est conserva ancora il salone di rappresentanza (che occupa tutta la larghezza dell’edificio) decorato con finiture di pregio tra cui cassettoni lignei e mensole modanate. Un ulterore ambiente si affaccia sul lato sud-est con un’apertura balconata. In questo locale troviamo un caminetto decorato con modanature in pietra serena e una pavimentazione esagonale policroma. Sul lato sud-ovest, il piano nobile da accesso a una terrazza merlata. Infine, un pozzo scale raggiunge la terrazza posta sul tetto dell’edificio.

Un’analisi attenta del castello, congiuntamente a una distribuzione dei locali palesemente disorganizzata, dimostra come l’edificio sia il frutto di ampliamenti e modifiche avvenuti nel corso dei secoli. Non c’è modo di determinare con certezza quali modifiche siano intercorse tra il XVI secolo (il castello è presente in uno dei tomi dei Capitani di Parte Guelfa, Popoli e Strade del 1584) e il catasto leopoldino dato che le mappe dei Capitani sono piuttosto elementari e non forniscono dati accurati sulla struttura degli edifici, soprattutto se confrontate con le mappe ottenute con i metodi moderni. Le modifiche degli ultimi due secoli hanno sicuramente contribuito all’espansione dell’edificio, che risultava ben più piccolo nelle mappe del catasto leopoldino del 1834. Gli interventi in stile neogotico sono sicuramente posteriori a questa data, non antecedenti al 1877. La torre, elemento caratteristico di ogni edificio medievale, è infatti un’aggiunta tarda (antecedente però al 1902, anno nel quale fu scattata una foto in occasione dei lavori e in cui la torre è già presente) e non presenta neanche collegamenti con l’interno dell’edificio, assolvendo quindi a una funzione esclusivamente decorativa ed evocativa.

Tra Ottocento e Novecento maturò in Italia la consapevolezza della continuità culturale degli stili e si tentò in ogni modo di rompere con il linguaggio classicista a favore di uno stile medievaleggiante. Questo revival medievale interessò sia i singoli monumenti (come i deliranti castelli di Crespi d’Adda e il Mackenzie di Genova costruiti tra il 1893 e il 1905) che interi borghi (ad esempio il Borgo medievale del Valentino di Torino). Questi edifici sono il risultato di una riscoperta dei valori popolari contrapposti allo schematismo del Neoclassicismo, con costruzioni che raffigurano un medioevo idealizzato e mai esistito. Spesso (anche se non sempre), questi interventi non vedono coinvolti grandi architetti o scuole ed ecco perché gran parte di questi lavori sono semplicemente delle coperture a scopo decorativo che non vanno a toccare la struttura sottostante.

 

Le facciate sono realizzate in pietra arenaria e muratura senza una distribuzione logica. Appare infatti evidente come i due materiali siano stati usati di volta in volta per coprire nuovi ampliamenti dell’edificio basandosi unicamente sulla facile reperibilità degli stessi nelle vicine cave. Gli infissi in pino, ove ancora presenti, sono in condizioni discrete.

La terrazza sul tetto è coperta da una guaina catramata che protegge l’edificio dalle infiltrazioni di acqua piovana e previene la formazione di muffa.

La mancata cura nel periodo di utilizzo della struttura come azienda agricola ha causato notevole degrado anche all’interno, dove le infiltrazioni d’acqua in passato hanno permesso il distacco di materiale dai muri e la perdita di pitture murarie (ove presenti). A oggi l’edificio è allo stato di grezzo: sono stati rifatti i soffitti con travi in legno e il massetto dei pavimenti, mentre i muri e gli impianti devono essere realizzati da zero.

 

Non lontano dal castello si trova un manufatto (75 mq) per il quale è già stato approvato un progetto di ampliamento (fino a 140 mq in totale) e conversione in villino.

 

Di fronte all’ingresso si trova una superficie esterna di circa 20 mq che permette di parcheggiare comodamente due vetture.


L’ALA DEMOLITA: PROGETTO DI RICOSTRUZIONE


Accanto al castello si trovava un corpo su tre piani, demolito negli anni ’70. Il corpo veniva utilizzato durante la Seconda guerra mondiale dai tiratori scelti tedeschi (scharfschützen), grazie alle piccole aperture presenti che permettevano al soldato di non esporsi al fuoco di ritorno degli Alleati. Il progetto per la ricostruzione prevede la ricostituzione di un terratetto (350 mq) sempre su tre piani ma diviso in otto appartamenti indipendenti:

- Appartamento N°1 (57 mq): salotto, cucina, camera matrimoniale, cabina armadio e due bagni;

- Appartamento N°2 (44 mq): salotto, camera, cucina e bagno;

- Appartamento N°3 (37 mq): salotto, cucinotto, camera matrimoniale e bagno;

- Appartamento N°4 (45 mq): salotto, cucinotto, camera matrimoniale e bagno;

- Appartamento N°5 (38 mq): salotto, cucina, camera e bagno;

- Appartamento N°6 (37 mq): sala da pranzo con cucinotto, camera matrimoniale e bagno;

- Appartamento N°7 (39 mq): sala da pranzo con cucinotto, camera matrimoniale e bagno;

- Appartamento N°8 (39 mq): sala da pranzo con cucinotto, camera matrimoniale e bagno.


USO E POTENZIALITÀ: PROGETTO DI RECUPERO


Il castello, visto il notevole pregio storico e architettonico, si presta agli usi più disparati. La posizione geografica in uno splendido borgo medievale e in una zona centrale della Toscana, permette di muoversi facilmente nell’intera regione per visitarne i centri più interessanti e conosciuti.

Una proposta di recupero è stata avanzata basandosi sul territorio nel quale si trova il manufatto: l’interesse naturalistico per la zona e l’attrativa culturale dei numerosi borghi rappresentano un importante richiamo turistico. L’idea è di rendere il castello un punto di riferimento per iniziative culturali, economiche e ambientali.

Visto l’uso passato dell’edificio come azienda agricola, la vendita di prodotti delle aziende locali permetterebbe il ripristino di un collegamento con il tessuto economico del luogo.

Il seminterrato (in cui verranno riaperti due locali precedentemente murati e quindi non utilizzati, visibili attraverso alcune aperture nella muratura) ospiterà uno sportello informazioni affiancato da un piccolo punto vendita. In uno degli ambienti recuperati (dotato di accesso indipendente) si potrebbe ricavare un noleggio per mountain bike da usare nei percorsi naturali presenti in abbondanza attorno al centro.

Il piano terra invece sarebbe adatto ad accogliere un ostello, con cucina a uso comune e un refettorio ottenuto nella loggia cinquecentesca. Le camere saranno ottenute lungo la parete sud-est, eliminando mura e tamponature erette anni dopo la costruzione originale (pertanto non rilevanti dal punto di vista storico). Alla conclusione dei lavori, queste stanze potranno ospitare fino a trenta posti letto. Al centro del piano verranno ricavati un corridoio e l’accoglienza dell’ostello. Nelle due ali del piano verranno anche predisposti i servizi igienici necessari. Lo spazio rimanente, di minore rilievo architettonico, sarà destinato a infermeria e locali di prevenzione incendi.

Il piano nobile, con le sue stanze decorate e di notevole pregio architettonico, ospiterà una biblioteca con centro multimediale, mentre il salone adiacente ospiterà un polo didattico polivalente con esposizioni temporanee di quadri e oggettistica. Il salone con accesso al terrazzo sarà convertito in area di ristoro (o perfino in un bar) a uso degli ospiti della struttura. Un bagno sarà ottenuto lateralmente al vano scale.

Infine, la terrazza sul tetto sarà recuperata così da poter essere sfruttata come punto panoramico sullo splendido paesaggio circostante. La torretta, al momento non utilizzata e con funzione puramente decorativa (non è presente nemmeno un accesso), sarà resa fruibile con eliminazione di una tamponatura prospicente il terrazzo.


CITTA' VICINE


Bucine (18km; 25’), Arezzo (43km; 50’), Siena (33km; 40’), Montepulciano (53km; 50’), Pienza (59km; 55’), Cortona (62km; 50’), Montalcino (64km; 1h 5’), Firenze (75km; 1h 15’), San Gimignano (79km; 1h 15’), Volterra (84km; 1h 25’), Follonica (140km; 1h 40’)


AEROPORTI VICINI


Firenze Peretola (92km; 1h 15’), Perugia Sant’Egidio (106km; 1h 15’), Pisa Galilei (153km; 1h 55’), Bologna Marconi (174km; 2h 20’), Roma Ciampino (234km; 2h 35’), Roma Fiumicino (249km; 2h 30’)

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Rif. 1721 / Castello della Valdambra

CASTELLO MEDIEVALE IN VENDITA TRA CHIANTI E VALDAMBRA, TOSCANA

Bucine - Arezzo - Toscana

Prezzo: 1.750.000 Euro

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